martedì 28 novembre 2017

PACE, QUIETE E SPERANZA PER TUTTI, E CON TUTTI !




                            POICHE' AMANDO, CHE SI E' AMATI.......(Francesco d'Assisi)


"VOLONTARI DI STRADA" E AMICI SPARSI IN TUTTO IL PIANETA, RICEVETE QUESTI "DONI IMMATERIALI" , PORTATELI NEL CUORE E NELLA MENTE CON GIOIA, PERSUASI CHE NESSUNO POTRA' RUBARVELI.........
POICHE' C'E' UN DETTO LATINO CHE DICE ATTRAVERSO CICERONE CHE :
" OMNIA BONA MEA, MECUM PORTO............. (TUTTO CIO CHE DI BUONO HO, LO PORTO "DENTRO" DI ME, DUNQUE NESSUNO POTRA' RUBARMELO............NUTRITEVI ED ARRICCHTEVI DI "VALORI INTERIORI", ESSENZIALI PER PROCEDERE FIDUCIOSI, NELLA VOSTRA ESISTENZA

"FRATELLO ATEO", ALLA RICERCA DI UN DIO, CHE IO NON SO DARTI, VIENI E ATTRAVERSIAMO INSIEME IL DESERTO. (Padre David Maria Turoldo)
TROVERAI PIU'NEI BOSCHI CHE NEI LIBRI; GLI ALBERI E LE ROCCE TI INSEGNERANNO COSE,
CHE NESSUN "MAESTRO" TI DIRA'(Bernard Clairvaux)

NON CONOSCO "SPETTACOLO" PIU' BELLO, DELLA PERSONA  ONESTA, CHE LOTTA CONTRO LE AVVERSITA'!!!(Seneca)
IL MONDO HA BISOGNO DI UOMINI E DONNECHE NON POSSONO ESSERE COMPRATI CHE NON SCENDONO A COMPROMESSI.( J. ALLAN PETERSON )
PRENDETE LA VOSTRA VITA, E FATENE UN "CAPOLAVORO" PER LE STRADE DEL MONDO, ACCANTO A CHI HA PIU' DIRITTO E BISOGNO!!(Vostro Paolo).

MALGRADO TUTTI I PESSIMI ESEMPI CHE OGNI GIORNO,  VI PROPONGONO I MEZZI D'INFORMAZIONE E DI COMUNICAZIONE , PERSUADETEVI SENZA ESITARE, CHE L'ONESTA'RIMANE SEMPRE UN "MERAVIGGLIOSO INVESTIMENTO"................(Vostro, Paolo)

L'ULTIMO CHE INCONTRO E' COME SE LO CONOSCESSI DA SEMPRE.........(Aldo Capitini)

BUON CAMMINO; BUON VIAGGIO "DENTRO" DI VOI...........E SERENA SETTIMANA.


Paolo,Coccheri - FESTIVAL INTERNAZIONALE DELLA PREGHIERA UNIVERSALE 
DI FIRENZE,
PAOLO COCCHERI


ALDO CAPITINI,  detto IL GANDHI ITALIANO, IDETORE E FONDATORE DELLA 
"MARCIA DELLA PACE" PERUGIA - ASSISI, nel 1961, ch ancora oggi si svolge a Settembre.

Paolo Coccheri - Apprendista Samnyasin -
Samnyasin: Il rinunciante, colui che ha lasciato i propri beni. Stadio di vita di chi ha rinunciato a tutto per dedicarsi alla ricerca spirituale e ad aiutare gli altri.
Paolo Coccheri, coniuga i principi del Samnyasin con le sue scelte personali di non pretendere alcun compenso, riconoscimento, né incarichi ufficiali, nelle attività di volontariato "di strada" da lui create, persuaso nella testimonianza della assoluta e "nascosta gratuità".

giovedì 16 novembre 2017

2 Luglio 2017 La Ronda Milanese entra nei 19 anni.

I VOLONTARI DI STRADA DELLA "RONDA UMANITARIA " MILANESE

IN SOCCORSO DEI SENZA TETTO,  SOTTO I PORTICI DEL CENTRO STORICO.


L'associazione nata nel 1998 per sostenere gli homeless e quanti vivono una situazione di povertà estrema nel territorio milanese celebra il suo compleanno guardando ai nuovi progetti di aiuto: dall'housing sociale, ai "pranzi della domenica"
Era il 1998 quando Magda Baietta sollecitata da Paolo Coccheri - Fondatore in molte parti del mondo delle "Ronde Umanitarie", chiamate "Ronde della Carità e della Solidarietà", persuase Magda Baietta a cominciare in concreto -  COCCHERI AVEVA PROCURATO A MAGDA 6 VOLONTARI, RECLUTATI DA LUI, TAPPEZZANDO PERSONALMENTE L'INTERO CENTRO STORICO E L' UNIVERSITA' STATALE, CON APPELLI SCRITTI A MANO COL PENNARELLO, COME ANCORA OGGI, COCCHERI AMA FARE.
COSI' IL 2 LUGLIO 1998, NASCE LA PRIMA USCITA DEI "VOLONTARI DI STRADA" PER LE STRADE DI MILANO,. per soccorrere le persone senza fissa dimora o in situazione di povertà assoluta .In questi 19 anni di attività, anche grazie all’aiuto di molti volontari e al lavoro di rete con le altre associazioni del territorio l’associazione si impegna ogni giorno ad aiutare chi si trova in stato di grave emarginazione sociale offendo a tutti una seconda possibilità.
«Ronda Carità e Solidarietà è nata 19 anni fa dall’impegno di alcuni amici che vedevano le persone che vivevano in strada e non riuscivano a girare la testa dall’altra parte e pensare “se la sono cercata”» ricorda la presidente e fondatrice Magda Baietta. «I senza dimora che incontriamo ogni giorno non vivono in strada per scelta, i motivi che li costringono sono molti e spesso dolorosi. Noi di Ronda sappiamo che non possiamo salvare tutto il mondo, ma possiamo aiutare ogni persona ad avere un’altra opportunità. Crediamo fermamente che tutti hanno il diritto a un’altra chance, anche chi ha fatto degli sbagli».
In questi 19 anni Ronda Carità e Solidarietà è cresciuta notevolmente, strutturandosi con maggiori risorse, competenze e servizi per operare in maniera sempre più efficace.
Diverse le iniziative in corso, a partire dall’Unità Mobile, sempre più visto come servizio di Prossimità e di Educativa di strada che, solo negli ultimi 8 anni, ha effettuato oltre 1.620 uscite per le vie di Milano, distribuendo più di 137mila sacchetti viveri, 6.100 indumenti e 7.400 sacchi a pelo e coperte. Poi il Centro Diurno “Punto Ronda”, attivo dal 2014, che vuole essere proprio un punto, un luogo da cui ripartire: aperto 5 giorni a settimana grazie al supporto di operatori professionisti, volontari e tirocinanti che finora hanno preso in carico e sostenuto 123 persone ed effettuato 150 colloqui di orientamento. Grazie a questo supporto, è già stato possibile l’attivazione di 50 percorsi di formazione/lavoro.
Infine, il servizio di “pacco viveri” per il sostegno alle famiglie in difficoltà. Negli ultimi anni i volontari di Ronda Carità e Solidarietà hanno distribuito circa 3mila pacchi viveri e, grazie alla collaborazione con Banco Alimentare e l’associazione Robin Foood, riuscendo a dare alle persone aiutate con questo servizio un’alimentazione corretta, fatta non solo di prodotti a lunga conservazione ma anche di carne, pesce, formaggi, verdura, frutta, perché "anche le famiglie povere hanno diritto ad avere un’alimentazione sana!", si sottolinea in una nota.
«Abbiamo davanti ancora tanti obiettivi e nuove sfide…», continua Magda Baietta. «Da poco è iniziata una collaborazione con la Fondazione Isacchi Samaja per un progetto di housing sociale per gli utenti del Centro Diurno che stanno per intraprendere un lavoro, perché se sai di poter tornare in un posto accogliente e sicuro, hai la forza di ricominciare. Da diversi mesi, inoltre, grazie alla preziosa collaborazione con la Chiesa del Casoretto, ed alcuni volontari, organizziamo i “Pranzi Solidali della domenica”. Se riusciamo e riusciremo a fare tutto questo e se oggi festeggiamo il nostro 19simo compleanno è merito di molte persone…c’è una parola chiave che ripeto più volte ed è collaborazione: nulla possiamo, nessuno di noi, non solo qui ma anche nel nostro personale quotidiano, può farcela senza l’aiuto e la collaborazione».
Paolo Coccheri - Apprendista Samnyasin -
Samnyasin: Il rinunciante, colui che ha lasciato i propri beni. Stadio di vita di chi ha rinunciato a tutto per dedicarsi alla ricerca spirituale e ad aiutare gli altri.
Paolo Coccheri, coniuga i principi del Samnyasin con le sue scelte personali di non pretendere alcun compenso, riconoscimento, né incarichi ufficiali, nelle attività di volontariato "di strada" da lui create, persuaso nella testimonianza della assoluta e "nascosta gratuità".

martedì 24 ottobre 2017

ALBERTO L'ABATE, CONTINUA IL SUO CAMMINO VERSO LA LUCE.

NELLO SPAZIO DI QUALCHE GIORNO HO PERDUTO DUE "AMICI e MAESTRI" DI CAMMINO 
PER UN MONDO PIU' DEGNO.
Prima GRAZIANO ZONI, PRESIDENTE PER MOLTI ANNI DI "MANI TESE" E SUCCESSIVAMENTE, PRESIDENTE ITALIANO DI "EMMAUS,

Graziano Zoni con L'ABBE' PIERRE
SUBITO DOPO LA SCOMPRSA DEL FRATERNO AMICO
ALBERTO L'ABATE, SOCIOLOGO PACIFISTA.

Come tutte le persone buone, Alberto continua a camminare, nella luce,  nel sentiero che ha percorso per tutta la vita, il sentiero di coloro che sognano un mondo migliore.
È stato protagonista e al fianco di tutte le lotte contro il militarismo, una perdita enorme e incolmabile. Non trovo parole adeguate. Mi piace pensare che le ultime cose che ha vissuto sono state positive e incoraggianti, dallo storico Trattato di Proibizione delle Armi Nucleari, al Nobel per la Pace a ICAN. Rimarrai sempre con noi, Alberto!
ALBERTO, PRESIDENTE DEL SERVIZIO CIVILE INTERNAZIONALE(S.C.I.)
ALBERTO, COME PROGRAMMATORE E RICERCATORE SOCIO-SANITARIO,SEI STATO UN IMPORTANTE ESPERTO DELLE NAZIONI UNITE, DEL CONSIGLIO D'EUROPA E DELL'ORGANIZZAZIONE MONDIALE DELLA SANITA'.
NEGLI ULTIMI ANNI, NELLA "NOSTRA" FIRENZE,,  PROMOTORE DELLA
:" FUCINA DELLA NONVIOLENZA", UN GRUPPO PROMOTORE DI INNUMEREVOLI AZIONI A FAVORE DELLA PACE e della NONVIOLENZA, sulla scia e sull'esempio di ALDO CAPITINI. 
Noi che restiamo qua, provvisoriamente, nel mondo, possiamo e dobbiamo lenire la tristezza di non poter più condividere qui il fratello, l’amico, il maestro, il compagno di lotta, ricordando che nulla abbiamo perduto della sua gentilezza, della sua fragilità, del suo ascolto, del suo humor,  della sua saggezza.
Le ultime immagini che ho di lui, sono di pochi giorni fa, durante la  riunione dei
"Disarmisti Esigenti", per avanzare nell’azione; per la firma del Trattato di Proibizione delle Armi Nucleari: a Firenze avevi appena messo in moto un gruppo di lavoro e di azione per quest’importante obiettivo pacifista e nonviolento. Lì pensavo di vederti la prossima volta.
Sicuramente, passato questo momento di distacco, Sarà utile e necessario riflettere e raccontare quanto è stato importante il tuo contributo di idee, di sentimento e di azione, a favore della causa della Pace, della Nonviolenza, di un mondo migliore.
In questo momento, semplicemente, abbracciamo le famiglie di GRAZIANO  e ALBERTO ,  e prendiamo il solenne impegno di portare avanti, con le nostre possibilità, le vostre idee, lotte, aspirazioni, sapendo che questo è il modo migliore di ricordarvi, onorararvi e ringraziarvi.
ALBERTO, PORTO NEL CUORE LE NOSTRE CONVERSAZIONI, DOVE TI CHIEDEVO SEMPRE DI ILLUSTRARMI NEL PROFONDO, LA FIGURA DI 
"ALDO CAPITINI, mio "Maestro di vita"  INSIEME A LA PIRA ed  ORAZIO COSTA.
Ricordo la mia commozione, quando inaugurasti il primo Corso di Laurea in Italia, intitolato
 : " OPERATORI PER LA PACE " a FIRENZE.
RICORDO ALBERTO, QUANDO ANCORA STUDENTE UNIVERSITARIO, TI UNISTI A DANILO DOLCIPER COLLABORARE ALLA "SCUOLA DI ALFBETIZZAZIONE PER ADULTI", NEL "CORTILE CASCINO"PALERMO, LUOGO CHIAMATO "LA VERGOGNA D'ITALIA", UNA ACCOZZAGLIA DI DISPERATI, AFFAMATI, DISOCCUPATI, VICINO ALLA CATTEDRALE, NEL "CORTILE CASCINO", DOVE ESISTEVA UN ANALFABETISMO DELL'82% :

CON TE  ALBERTO, C'ERANO ALTRI GIOVANI VOLONTARI, COME GOFFREDO FOFI e ADRIANO SOFRI.
SU QUESTA"SPECIALE" INIZIATIVA DIDATTICA, IN QUESTO LUOGO INFERNALE, TU DECIDESTI  LA TUA TESI DI LAUREA.
INOLTRE IL TUO AMMIREVOLE IMPEGNO IN KOSSOVO COME "AMBASCIATORE DI PACE;"
eppoi, i tuoi memorabili saggi scritti, pubblicati in diverse lingue, sull'importanza sacra della PACE
ECCO ALBERTO, STASERA DOPO LA TUA DIPARTITA, ALLA RINFUSA, MI VENGONO I RICORDI DELLA NOSTRA AMICIZIA E LA TUA MITE, PACATA, CIVILE PERSONALITA', SEMPRE PRONTO A CAPIRE, PERDONARE, CON LA TUA FEDE INDOMITA, DI NONVIOLENTO PERSUASO.
CIAO ALBERTO; "A-RIVEDERCI" , SAI, ANCHE SE ORA TU SORRIDI MESTO, A
QUESTO MIO "A-RIVEDERCI.........."
TUO,
Paolo Coccheri - Firenze


CIAO, CIAOOOOOO ALBERTOOOOO, E GRAZIE PER PER TUTTO QUELLO CHE HAI FATTO, SOGNANDO UN MONDO IN PACE...........
ORA, SENZA VOLERLO, GUARDANDO QUESTA IMMAGINE E PENSANDO A TE ALBERTO, STASERA,  MI VIENE IN MENTE LA BALLATA DI BOB DYLAND
INTITOLATA:  " BLOWIN' IN THE WIND........ "
E NON TI PREOCCUPARE, SE MI VIENE DA PIANGERE...................
TUO, 
Paolo

lunedì 16 ottobre 2017

ADDIO GRAZIANO ZONI


(Roma, 15 ott. (askanews)
  "Se n'è andato camminando per strada, dopo una vita condivisa con la gente di strada: quelli che per strada sono finiti e sono stati costretti a restare.
Non i poveri: lui li chiamava 'gli
 impoveriti'
Graziano Zoni ci ha lasciato ieri sera, all'improvviso, dopo aver trascorso un altro giorno insieme a loro, nella comunità Emmaus". Così Flavio Lotti, Coordinatore della Tavola della pace, scrive in un lungo messaggio di ricordo. "Mentre, facendomi spazio tra il dolore, cerco le parole per presentarlo a chi non ha avuto la grazia d'incontrarlo, mi scorrono davanti agli occhi inumiditi i ricordi degli oltre trent'anni che abbiamo passato assieme cercando la via della giustizia e della pace: giornate intere, non stop, spese all'insegna dell'impegno sociale e politico, della "collera d'amore" che aveva imparato dall'Abbè Pierre e da dom Helder Camara, e della solidarietà più autentica con gli impoveriti del mondo, gli immiseriti, i depredati, gli offesi, gli abbandonati".
GRAZIANO ZONI,  CON L'ABBE' PIERRE, NELLA "COMUNITA' EMMAUS "
DI FIRENZE.


DOM HELDER CAMARA


 AMBEDUE MAESTRI DI GRAZIANO NELL'IMPEGNO SOCIALE E POLITICO CON 
LA QUOTIDIANA "COLLERA D'AMORE.........." 
E poi "i tantissimi che l'hanno conosciuto lo ricorderanno per l'umanità, la mitezza, la vicinanza, la coerenza, la fedeltà, l'onestà, la sobrietà, l'amore, la dedizione, la passione, la fede, la positività, la tenacia, il coraggio, la bontà che ha sempre distribuito a piene mani. Mani Tese, Emmaus Italia, Tavola della pace sono state alcune delle organizzazioni in cui si è maggiormente impegnato. Dai quartieri di Firenze dove abitava, alle periferie del mondo di cui si sentiva pienamente cittadino. Bisogna che ci abituiamo, sempre di più, a parlare di pace non solo in contrapposizione alla guerra", scrisse su Avvenire alla vigilia della Marcia Perugia-Assisi, fondata nel 1954 da ALDO CAPITINI, dell'anno scorso. "Soprattutto occorre che, sempre di più, la smettiamo di pensare che la 'colpa' è solo degli altri: governi, politici, fabbricanti di armi sempre più potenti e micidiali, speculatori di Borsa......... Bisogna invece, che ci convinciamo a prendere atto del nostro diretto, personale coinvolgimento, della "NOSTRA RESPONSABILITA'! "
Grazie, Graziano, per averci insegnato il senso della vita. 

Addio GRAZIANO, MIO AMICO SINCERO E MIO ESEMPIO QUOTIDIANO.
Tuo, Paolo Coccheri - Apprendista Samnyasin -


Samnyasin: Il rinunciante, colui che ha lasciato i propri beni. Stadio di vita di chi ha rinunciato a tutto per dedicarsi alla ricerca spirituale e ad aiutare gli altri.
Paolo Coccheri, coniuga i principi del Samnyasin con le sue scelte personali di non pretendere alcun compenso, riconoscimento, né incarichi ufficiali, nelle attività di volontariato "di strada" da lui create, persuaso nella testimonianza della assoluta e "nascosta gratuità".

venerdì 19 maggio 2017

RICORDO DELL'ATTENTATO AL GIUDICE FALCONE.

IL GIUDICE FALCONE
COMUNIATO STAMPA DI Sabato 20 MAGGIO 2017
Firenze -  Il "TEATRO DEL CIELO " RICORDA IL GIUDICE GIOVANNI FALCONE, LA SUA DOLCE COMPAGNA, ANCH'ELLA MAGISTRATO, E TUTTI I COMPONENTI DELLA SCORTA.
DOMANI, 21 MAGGIO 2017ALLE ORE 17,  IL "TEATRO DEL CIELO", IN VIA DEL CAMPUCCIO,43, PRESSO IL CENTRO STUDI SULLA DRAMMATURGIA INTERNAZIONALE CONTEMPORANEA. Cenacolo di allievi e discepoli di ORAZIO COSTA e JACQUES COPEAU, PRESENTA UNA 
CONVERSAZIONE CON LETTURA SCENICA, DAL TITOLO:
"GIOVANNI FALCONE, NON LO AVETE UCCISO, POICHE' LE SUE IDEE  - ANCORA OGGI -  CAMMINANO SULLE NOSTRE GAMBE!"
IL QUARTIERE "ALBERGHERIA" NEL CENTRO STORICO DI PALERMO, DOVE
HO VISSUTO ED AGITO INSIEME AI VOLONTARI DEL "CENTRO SOCIALE 
SAN SAVERIO. " 
AL TERMINE SEGUE UNA TESTIMONIANZA DI PAOLO COCCHERI, IMPEGNATO IN QUEL PERIODO, CON UNA "RESISTENZA" NON VIOLENTA DI IMPEGNO CIVILE, NELLA "MARTORIATA" CITTA' DI PALERMO.
A SEGUIRE UN PUBBLICO DIBATTITO SUL TEMA :
"TUTTE LE PERSONE CHE ANCHE A FIRENZE PAGANO IL "PIZZO", SONO PERSONE SENZA DIGNITA' !!!"
INGRESSO LIBERO, SOLO PRENOTANDOSI AL NUMERO:
338/7433014.
Grazie per la vostra presenza.

Paolo Coccheri - Apprendista Samnyasin -
Samnyasin: Il rinunciante, colui che ha lasciato i propri beni. Stadio di vita di chi ha rinunciato a tutto per dedicarsi alla ricerca spirituale e ad aiutare gli altri.
Paolo Coccheri, coniuga i principi del Samnyasin con le sue scelte personali di non pretendere alcun compenso, riconoscimento, né incarichi ufficiali, nelle attività divolontariato "di strada" da lui create, persuaso nella testimonianza della assoluta e "nascosta gratuità".

sabato 8 aprile 2017

Toccante testimonianza pubblica dell'attore Toni Bertorelli



Vi riporto un articolo apparso sul Corriere Fiorentino di oggi

Su e giù dal palco, ubriaco

Schiavo della «bestia» dall’età di otto anni, poi il trapianto e la conversione religiosa L’attore Toni Bertorelli racconta mezzo secolo da alcolista, in scena e fuori. Oggi l’incontro a Firenze




Toni Bertorelli con Paolo Sorrentino sul set di
«The Young Pope» e sotto intento alla lettura nello Studio Rosai di Firenze

«Mi sentivo sempre così debole, insicuro. Come fossi nato sconfitto. Non riuscivo ad avere rapporti con gli altri». Poi è arrivata la «bestia diabolica». Che si è «appollaiata sulla spalla: ti ruba la personalità, il carattere, ti domina». È l’alcolismo. «Ho iniziato a bere quando avevo 8 anni — racconta Toni Bertorelli — ho smesso quando mi hanno trapiantato il fegato. Una conversione religiosa, l’aiuto degli Alcolisti Anonimi. Poi ho scritto questo libro. Nel frattempo avevo vissuto mezzo secolo da alcolista totale. Anche in scena. Sempre ubriaco, ripudiato dalla mia famiglia. Nessuno se ne è mai accorto». Oggi pomeriggio questo magnifico attore che ha attraversato con eleganza e severità 50 anni di teatro e 30 di cinema, al servizio dei più grandi autori italiani, torna a Firenze — dove ha passato 20 anni della sua vita — ospite dello Studio Rosai curato da Fabio Norcini (via Toscanella 18, ore 18) per presentare la sua autobiografia: Voglio vivere senza di te (Iacobellieditore). Quel «te» è la bottiglia. Completamente a nudo, disperatamente fragile. Con fede e coraggio: «L’ho scritto per i giovani, per aiutarli a salvarsi dalla bestia prima che sia tardi». Quel volto demoniaco e torvo da spia, assassino o tiranno, è inconfondibile. «Oggi si direbbe che spacca». È l’ispettore Pigna del delitto Pasolini nel film di Marco Tullio Giordana, il memorabile conte Bulla de L’ora di religione di Bellocchio, il capo del Sisde in Romanzo Criminale, Indro Montanelli ne Il Caimano di Nanni Moretti. In The Young Pope di Sorrentino è il Cardinale Caltanissetta, attaccato alla bombola d’ossigeno.
Ci vuole coraggio, Toni Bertorelli, per raccontarsi così. E ci vuole un motivo.
«Non volevo più vivere nella menzogna. L’ho scritto per amore della verità. Perché avevo tenuto tutto nascosto in quella solitudine disperata che è stata la mia vita. Per ringraziare gli Alcolisti Anonimi che mi hanno salvato strappandomi da questa schiavitù. Grazie a loro ho ritrovato la fede che avevo perduto a 15 anni perché avevo conosciuto il lato peggiore dei sacerdoti, la pedofilia di cui sono stato per fortuna solo testimone e non vittima».
Davvero nessuno si era mai accorto di nulla?
«Ho recitato ubriaco dalla mattina alla sera. Eppure ero gratificato, applaudito, premiato. Ma quando sei preda della bestia, e della cocaina insieme, i rapporti umani sono un dramma. Ho trattato malissimo i miei fratelli, sono stato abbandonato dai miei figli. Ho rischiato di rovinare la carriera a grandi attori come Claudio Santamaria che da giovanissimo venne a fare un provino alla mia compagnia. Lo mandai via in malo modo, dicendogli che mai avrebbe fatto l’attore. Quindici anni dopo eravamo insieme in Romanzo Criminale. Non mi ricordavo niente di quell’episodio e alla festa del cast pre-uscita del film andai a complimentarmi con lui». Come reagì? «“Grazie maestro”, mi disse. “Ma lei tanti anni fa mi ha mandato a quel paese”. Essere alcolista significa anche totale indifferenza alla sensibilità degli altri. Che figura tremenda...»
E con Moretti, Bellocchio, Sorrentino, autori difficili, severissimi, come faceva?
«Riuscivo a rimanere sereno anche dopo il trentesimo ciak imposto da Nanni su un solo primo piano di pochi secondi, perché magari s’impuntava sul fatto che avessi sollevato il sopracciglio di mezzo centimetro di troppo. Bellocchio invece è un amico, da sempre. Quando ha letto il libro è trasalito. Non ci voleva credere. Non avevo conflitti per il rispetto che porto al ruolo del regista: l’attore è un pittore che dipinge senza mai vedere il quadro. È il regista che guarda al posto tuo».
Quando ha girato «The Young Pope» era appena uscito dall’ospedale per il trapianto.
«Ero debilitato. Ma avevo già fatto il provino. Poi esce il libro, Paolo viene a sapere del mio alcolismo. E ha voluto fare un altro provino. Mi chiese di fare le scale per vedere come camminavo». E lei? «Le ho fatte di corsa, senza appoggiarmi al mancorrente». E lui? «“No, no, no” ha iniziato a urlare. “Rallenta!”. Il tuo personaggio è un novantenne attaccato alla bombola di ossigeno. Ho tirato un sospiro di sollievo: “Sarò un cardinale perfetto!” In effetti avevo esagerato».
Qual è stato il suo momento di maggiore difficoltà?
«Proprio a Firenze, quando lavoravo con Carlo Cecchi, che è stato il mio maestro al pari di Bellocchio per il cinema. Eravamo al Niccolini, che per tutti gli anni ‘80 e ‘90 è stata la mia seconda casa: era il 1990 e facevamo One for the road di Harold Pinter. Dovevo essere ubriachissimo in scena e Pinter è tremendo, ti scava dentro, ti fa sentire una merda. Era una scena di tortura e per la prima volta riconobbi in me un torturatore. Ho iniziato lì ad avere i primi tentennamenti».
Della sua vita a Firenze cosa ricorda?
«Tanti bar purtroppo. In quello di piazza Pitti io e Donato Sannini abbiamo anche battezzato un nuovo cocktail, il Deformante: champagne, whisky e birra in serie. Frequentavo molto il Monni e Angelo Savelli. Ma Donato era peggio di me. Una notte si addormentò nell’armadio».
 La maggiore difficoltà l’ho avuta qui, con Cecchi. Sorrentino? Mi ha fatto fare le scale